Addio alla famiglia patriarcale: Si al cognome della madre ai figli
Con comunicato stampa dell’08.11.2016, la Corte Costituzionale ha dichiarato di aver accolto la questione di legittimità costituzionale (sollevata dalla Corte di appello di Genova) circa l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori, prevista dall’art. 262 c.c.
Cognome della madre ai figli, una storia travagliata
A questo traguardo di riconoscimento del fondamentale ruolo della donna all’interno della famiglia si è faticosamente giunti attraverso molti passaggi. Dapprima la riforma del diritto di famiglia (Legge n. 151 del 1975), aveva riconosciuto la parità morale e giuridica tra i coniugi.
Nel 2006 la Consulta (sentenza n. 61) ha definito il sistema di attribuzione automatica del cognome paterno, previsto dall’art. 262 c.c. , “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”. Tuttavia all’epoca, respingendo la sollevata questione di legittimità costituzionale, la Consulta stabilì che la materia dovesse essere regolamentata dal Legislatore.
Successivamente, nel febbraio 2014, l’Italia venne condannata con una sentenza della Corte di Strasburgo per la mancata previsione nel nostro ordinamento di una norma che consentisse ai genitori di attribuire ai figli il cognome della madre, violando così il divieto di discriminazione fondata sul sesso dei genitori.
Poco dopo, il 24 settembre 2014, la Camera ha approvato un testo unificato di alcune proposte di legge, volto a modificare la disciplina di attribuzione del cognome ai figli. Peccato che il provvedimento sia attualmente in corso di esame in Commissione giustizia al Senato, pertanto il Legislatore italiano non ha ancora preso alcun provvedimento!
Cambiano le norme inerenti al cognome della madre ai figli
Nel frattempo, l’unico modo per ottenere il doppio cognome è stato quello di fare richiesta al Prefetto (come ad esempio nell’ipotesi in cui il proprio cognome sia ridicolo o offensivo) e attendere il decorso di un lungo iter con concessione, peraltro, dall’esito non certo ma rimesso alla discrezionale valutazione del Prefetto.
Per questo, molte coppie non sposate, hanno aggirato l’ostacolo normativo facendo riconoscere il figlio prima dalla madre e successivamente dal padre, così da fare avere al bambino i due cognomi.
Ma prima del Legislatore italiano è arrivata la scure della Consulta che, con la sopra citata pronuncia, rende effettiva l’uguaglianza dei genitori nell’attribuzione del cognome al figlio.